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venerdì 29 gennaio 2016

Tappa a Phu Quoc, l'isola del pepe e del relax

Cosa fare e dove andare in questo pezzo di terra più vicino alla Cambogia che al Vietnam.
Il mercato notturno di Duong Duong, le coltivazioni di pepe e le foreste tra cascate e mangrovie.
E tanti cantieri per la costruzione di nuovi resort che stanno cambiando il volto di questa isola

Nella vita è bello parlare chiaro: se andate sull'Isola di Phu Quoc convinti di trovare mare caraibico, cambiate destinazione. In giro per il mondo c'è molto di meglio. Per completezza di informazione è giusto sapere che io sono siciliana e ho la fortuna di fare il bagno in posti bellissimi. Per questo quando sono in viaggio non cerco mai una vacanza di mare ma sento la necessità di averlo vicino, anche solo per guardarlo (“Il mare non ha paese nemmeno lui ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare di qua e di là dove nasce e muore il sole”: parole di Giovanni Verga, siciliano anche lui). Ed è quello che ho fatto in Vietnam: 21 giorni in viaggio, di cui 4 nell'Isola di Phu Quoc, tante passeggiate in riva al mare e nessun bagno all'attivo. Neanche la splendida distesa di sabbia bianca e gli alberi di cocco di Sao Beach mi hanno convinto (forse i venti non erano a favore), nonostante il paesaggio sia quello di una spiaggia selvaggia dove da un momento all'altro potrebbe spuntare Robinson Crusoe insieme con il suo amico Venerdì. Al di là del mare e dei miei personalissimi gusti, Phu Quoc è comunque il posto ideale dove rilassarsi per qualche giorno dopo un anno di lavoro o dopo le fatiche di un viaggio zaino in spalla.
Sao Beach
Andiamo con ordine. Phu Quoc ha una superficie di oltre 500 chilometri quadrati e si trova nel cuore del golfo della Thailandia e quasi più vicina alla Cambogia che al Vietnam. I collegamenti sono agevoli. Si può raggiungere via mare da Rach Già oppure con voli giornalieri da Hanoi, Ho Chi Minh, Can Tho e altre città. La natura è imponente: ci sono giungle, foreste di mangrovie e piccole cascate. L'offerta turistica è ogni anno maggiore e per questa ragione di recente è stato aperto un nuovo aeroporto super-moderno. Del vecchio scalo aeroportuale è rimasta soltanto la pista che, pur non essendo una strada aperta ufficialmente al traffico, viene presa dai vietnamiti per passare da una parte all'altra dell'Isola. È divertente percorrerla in motorino, cercando di scansare persone e animali. Lo sviluppo turistico non si è ancora arrestato: la costa di Long Beach è già piena di alberghi e resort ma, a guardare gli investimenti in corso, nei prossimi anni se ne conteranno molti di più stravolgendo completamente la fisionomia di questo pezzo di terra in mezzo al mare. Naturalmente, gironzolando, mi sono trovata nel bel mezzo di uno dei tanti cantieri dove lavorano centinaia di vietnamiti. Qui, attorno a gru e camion, ci sono veri e propri accampamenti di operai che vivono in baracche con le proprie famiglie (in Sicilia si dice “casa e putìa”) e con i servizi di base come bar, barbieri e altro. Nel giro di poco, al loro posto, ci saranno nuovi resort con piscine, centri benessere, campi da golf e suite pronte ad accogliere ospiti danarosi, specialmente i russi che sembrano andare pazzi per Phu Quoc. D'altronde qui si sta bene. Si mangia pesce a volontà, di tutti i tipi e di tutte le specie. Crostacei e frutti di mare la fanno da padrona, ma nelle bancherelle del mercato notturno di Duong Duong si potranno scegliere anche altri animali marini che si muovono nelle vasche in attesa di essere cucinati o grigliati: rane, anguille, serpenti e altri pesci strani o più comuni. Il mercato si snoda su un'unica strada lunga: la prima parte è dedicata alla ristorazione (ragazzi, ogni tanto si incontra un topo o uno scarafaggio, ma dopo aver mangiato il mio stomaco non ha protestato!!); nella seconda ci sono un po' di cineserie, vestitini, infradito di gomma (made in Vietnam, naturalmente) e souvenir vari. I commercianti proveranno a vendervi le perle di Phu Quoc, ma c'è da fare molta attenzione. Le fabbriche di perle, infatti, sono un'invenzione degli ultimi anni per far spendere soldi ai turisti. A quanto pare i neozelandesi hanno portato qui questo business, ma in realtà le coltivazioni di ostriche non sono autoctone. In poche parole, la visita a una “Pearl Farm” (ce ne sono 2-3 sparse per l'Isola) non è altro che una passeggiata dentro un negozio scintillante quanto Tiffany. Dentro le teche sono esposti bracciali, anelli, collier e orecchini di perle per tutte le tasche: da 20-30 euro fino migliaia di euro. I gioielli più economici vengono dalla Cina. Non credo si facciano grandi affari, ma le perle hanno sempre il loro fascino quindi ho dato volentieri un'occhiata.
Coltivazione di pepe
Una vera produzione di Phu Quoc, invece, è quella del pepe. La pianta di pepe è simpaticissima da vedere: si tratta di un rampicante con belle foglie verdi che cresce su un palo. Ci sono tante coltivazioni in giro per l'isola e i proprietari sono disponibili a far visitare i campi soprattutto se poi si acquisterà un barattolo di pepe (rosso, nero o bianco). Un altro prodotto tipico è la salsa di pesce “Nuoc Mam”: si tratta di un ingrediente essenziale della cucina vietnamita che dà un ottimo sapore ai piatti. Tuttavia avvicinarsi a una fabbrica di “Nuoc Mam” richiede una buona dose di coraggio: l'odore è disgustoso, si sente a metri di distanza e per questa ragione mi sono tenuta alla larga (e non sono l'unica a pensarla così). Non è un'esagerazione. Basti pensare che è vietato portare questa salsa in aereo perché se malauguratamente si dovesse rompere il contenitore, sarebbe un grosso guaio per chi è a bordo.
Da non perdere è la visita alla prigione di Phu Quoc chiamata anche “Coconut Prison” dove francesi e americani rinchiudevano i vietnamiti della resistenza sottoponendoli a torture brutali e selvaggi. Sembra un campo di concentramento. Ci sono delle riproduzioni dei soldati e dei prigionieri che mostrano le atrocità di questa guerra. Viene da piangere.
Coconut Prison a Phu Quoc
Tornando alle frivolezze, vi consiglio di concedervi qualche giorno di relax in un resort che qui hanno prezzi sicuramente più abbordabili rispetto a quelli europei. Io sono stata al Famiana Resort (guarda caso, la proprietà è russa) approfittando di una promozione trovata su Booking.com (circa 100 euro a notte). Siccome la vita da resort dopo mezzo pomeriggio mi snerva, ho provato anche un 3 stelle nuovo di zecca, Praha Hotel, dove mi sono trovata molto bene (circa 30 euro a notte). Infine, approfittate delle atmosfere esotiche del “Mango Resort” che ha una bella terrazza di legno proprio sul mare. Si trova nella parte nord dell'isola e non è molto agevole arrivarci. L'orario migliore è quello del tramonto che su questa isola è davvero speciale. 

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