Venti dollari, 8 dollari o pochi centesimi? In Vietnam esistono tanti modi di viaggiare. E alla fine si scopre che quello più economico è pure il più autentico.
Negli
anni Ottanta la pubblicità “Turista
fai-da-te? No Alpitour? Ahi-ahi-ahi….” ci ha fatto un po’ il lavaggio del
cervello convincendoci che fare un viaggio senza un buon tour operator alle
spalle voleva dire andare incontro a una vacanza d’inferno. Lo slogan,
sicuramente azzeccato ed efficace (chi non lo ricorda?), poteva – forse – avere
un senso vent’anni fa, ma oggi suona come una frase pronunciata dall’uomo di
Neanderthal. Youtube, blog, siti web ti
raccontano tutto (forse anche troppo) di un posto fornendo tutti gli strumenti
per prepararsi al viaggio. Un po’ di dimestichezza con i portali di
prenotazione alberghiera e di aerei e una buona capacità a dimenarsi tra
recensioni, prezzi o offerte, fanno il resto con buona pace degli agenti di
viaggio che tra crisi e difficoltà si scontrano con un colosso moderno chiamato
Internet. Senza contare il fatto che
l’ultima volta che sono entrata in un’agenza (quasi per sbaglio), la giovane
banconista non aveva molte conoscenze di geografia e, come se non bastasse, mi
ha proposto un volo a una cifra spropositata non sapendo che io ne avevo già trovato uno molto più conveniente. Morale della favola, oggi abbiamo tutti i
mezzi per fare scelte più consapevoli!
Veniamo al “dunque” di questo blog: viaggiare fai-da-te. Il mio tour del Vietnam è stato bellissimo e già per questo vale la pena condividerlo nella speranza che possa essere utile a qualcuno. Ma il vero motivo per il quale ho deciso di prendere in mano la tastiera e scrivere è stato quello di far sapere che è possibile fare un “vero” viaggio non organizzato e a costi di gran lunga inferiori, specialmente in paesi facili come il Vietnam.
Veniamo al “dunque” di questo blog: viaggiare fai-da-te. Il mio tour del Vietnam è stato bellissimo e già per questo vale la pena condividerlo nella speranza che possa essere utile a qualcuno. Ma il vero motivo per il quale ho deciso di prendere in mano la tastiera e scrivere è stato quello di far sapere che è possibile fare un “vero” viaggio non organizzato e a costi di gran lunga inferiori, specialmente in paesi facili come il Vietnam.
Ci
sono diverse gradazioni di un viaggio organizzato. Si può prenotare tutto con
largo anticipo, con o senza agenzia di viaggio, oppure scoprire direttamente in
loco e con un po’ di pazienza in più, che esiste un ventaglio di opzioni. In
Vietnam è sicuramente così e la prima soluzione che si prospetta non è mai
l’unica e probabilmente neanche la migliore. Usciti dall’aeroporto di Hanoi,
tanto per rendere l’idea, ci potrà essere ad aspettarvi un servizio di
transfert organizzato dall’albergo a un prezzo di 20 dollari. Oppure potreste
cedere alle insistenze di uno dei tanti tassisti che proporrà la corsa per la
città con tassametro o tariffa fissa. Pochi passi più avanti troverete
l’autista di un pullman di proprietà di qualche compagnia aerea che vi
alletterà con una tariffa di 8-10 dollari per il centro. Poi, percorrendo
ancora qualche metro, troverete l’autobus urbano che con pochi centesimi di
euro (0,35 €) e un lungo tragitto nella periferia vi porterà in città come
tutte le altre soluzioni. Venti dollari, 8 dollari o pochi spiccioli:
sicuramente una di queste scelte inciderà sull’economia del vostro viaggio, ma
non è soltanto una questione di denaro. È anche e soprattutto una questione di
esperienze e di quanto si vuole sapere di un paese e della sua gente. Le
opzioni non turistiche solo quelle più autentiche e il mio consiglio è quello
di approfittare della tranquillità del Vietnam (la Farnesina lo annovera tra i
paesi più sicuri) per avventurarsi in questo tipo di soluzioni senza
naturalmente essere incoscienti o sprovveduti.
Riassumendo,
esistono diverse topologie di viaggio:
1.
Il viaggio comprato presso un’agenzia o un tour
operator che organizza tutto, dalle pratiche del visto a biglietti aerei,
alberghi, escursione, ecc...
2.
Il viaggio pre-confezionato “fai-da-te”, ovvero
prenotando prima della partenza tutti gli alberghi e gli spostamenti avvalendosi
di intermediari.
3.
Il viaggio in cui l’unica certezza sono il
biglietto di andata e quello di ritorno
Di
quest’ultimo ci sono altre due categorie:
3a.
Il viaggio dentro i circuiti turistici, organizzato sul posto con gli
intermediari locali, ossia affidandosi agli alberghi o alle agenzie di viaggio
locali per l’acquisto di spostamenti, escursioni o gite.
3b.
Il viaggio fuori dai circuiti turistici, organizzato sul posto giorno per
giorno e con mezzi pubblici.
A
tal proposito, curiosando sul web e parlando con altri turisti incontrati tra
una tappa e l’altra, ho notato che molti dicono di aver fatto un viaggio
fai-da-te ma in realtà non è così. In Vietnam hanno una mentalità commerciale
un po’ diversa e provano a venderti tutto ciò che è vendibile. Pertanto sono
disposti a organizzarti qualsiasi cosa pur di ottenere una percentuale. Il
tutto facilitato dal fatto che di fronte hanno un occidentale che non conosce
il territorio e non ha dimestichezza con i trasporti e che, per di più, tiene
in tasca un portafoglio pieno di dollari/euro con il quale sentirsi ricco.
Nessuno si scompone più di tanto di fronte a una gita da 20-30 euro a persona
pensando che in Italia con questa cifra si va a malapena a mangiare fuori. La
verità è che quella stessa gita si può fare a 0,30 euro, barattando la comodità
di una navetta moderna piena di australiani in pensione con l’autenticità di
una corriera locale dove vietnamiti di ogni tipo salgono e scendono al volo
regalando scenette uniche.
Vi
farò un esempio.
Albergo
di Hanoi. Ore 8 del mattino. Alla reception ci riempiono di domande che
inizialmente mostrano interesse e carineria nei nostri confronti. Ci basta poco
per capire che in realtà volevano sapere quali erano i nostri programmi per la
giornata al fine di proporci qualche gita o tour guidato. Niente di male, per
carità! Anzi a molti potrà sembrare un servizio utile, soprattutto se si ha in
mente di fare una capatina di qualche giorno ad Halong Bay senza riflettere
troppo su come raggiungerla e dove dormire. Idem per Sapa o per altre località
tipiche dei tour del Vietnam settentrionale. Ad essere sincera, dopo una prima
perlustrazione, mi sono sentita un po’ confusa. Scartate le prime soluzioni
servite su un piatto d’argento, abbiamo deciso di non fare il giro classico da
Halong Ciy e poi in barca ad Halong Bay perché molti ce ne avevano parlato
male, dicendo che era diventato troppo turistico. Abbiamo dunque deciso di
andare ad Haiphong (la terza città più popolosa del Pese) e da lì prendere l’aliscafo
per l’Isola di Cat Ba nella baia di Lan Ha, meno turistica ma a un tiro di
schioppo dai meravigliosi arcipelaghi di Halong Bay dichiarati dall’Unesco
Patrimonio dell’Umanità. Ci siamo riempiti gli occhi di bellezza. Il viaggio
per raggiungere la meta, però, non è stato da meno! Siamo partiti dalla
scassatissima stazione di Long Bien di Hanoi dove non c’era l’ombra di un
turista. Abbiamo incontrato soltanto una coppia di russi. La ragazza -18 anni,
occhiali da Mike Bongiorno ed esile come un fuscello – era così simpatica e
solare da sembrare quasi una spagnola (maledetti pregiudizi!!). Sgranocchiava
semenza in attesa del treno e ci raccontava che era in viaggio semplicemente da
5 mesi e che dalla Russia era arrivata ad Hanoi via terra, passando per
Georgia, Armenia, Azerbaigian, Repubbliche centro asiatiche e Cina. Tanto di
cappello. Alla mia candida domanda su “dove dormite stasera?”, la risposta è
stata: “Non lo so, forse continuiamo per Halong city”. Erano ‘solo’ le 5 del
pomeriggio. La mia faccia era un’emoticon raffigurante l’urlo di Munch. E lei,
più candida di me, per rassicurarmi mi indica un microscopico zainetto (il suo
unico bagaglio) dicendomi che non c’era problema per la notte perché lì dentro
aveva la tenda da campeggio. Doppio urlo di Munch. Le soprese non finisco qui.
Salire sul treno è stato come fare un salto nel passato, almeno nell’Italia
degli anni Cinquanta. Qui abbiamo scoperto che esistono tantissimi tipi di
carrozze (beh, questo è chiaro!) con sedili morbidi o sedie di legno. E che c’è
una carrozza per vietnamiti e una per stranieri. Che sul treno (così come sulle
corriere) ti vendono il pane e altre cose da mangiare. E che il macchinista non
smette mai di fischiare per avvisare del passaggio del treno visto che
abitazioni e negozi si affacciano letteralmente sulle rotaie.
Mi
dispiace non essere stata in compagnia degli australiani in pensioni seduti sul
comodo sedile di un pullman moderno. Ma ho preferito di gran lunga l’esperienza
in treno.
Il Ponte di Long Bien (Hanoi) |
Scorci di sicurezza sul lavoro in attesa del treno da Hanoi a Haiphong |
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