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martedì 9 febbraio 2016

Villaggi di minoranze etniche, dove andare: Sapa o Mai Chau?

Le risaie, gli altopiani verdi, i giri in bici tra i campi e il sorriso delle donne in abiti tradizionali sono alcune delle immagini più ricorrenti sul Vietnam. Per coglierne l'essenza si può andare nei villaggi di montagna abitati dalle minoranze etniche e vivere qualche giorno con loro in una casa-palafitta. La località più nota è Sapa, tribù montana vicina al confine cinese e a quello con il Laos. La maggior parte delle fotografie del Vietnam - volti di persone e terrazzamenti verdissimi – è stata scattata qui. Per raggiungerla ci vogliono più di nove ore di treno o pullman da Hanoi. Al momento della mia partenza ero convinta che Sapa sarebbe stata una tappa imperdibile del mio viaggio. Ma una notte in treno o pullman e il cattivo tempo che avremmo trovato, mi hanno fatto cambiare idea. Vivere questo luogo incantevole con pioggia battente e nebbia costante non è certo l'ottimale. Non volendo perdere questo tipo di esperienza, ho trovato una soluzione alternativa.
Mappa Mai Chau
Ho quindi deciso di andare nella vallata di Mai Chau, distante 135 chilometri da Hanoi e raggiungibile con la corriera diretta o facendo cambio nella stazione di Hoa Binh per un totale di circa 4-5 ore di viaggio. Il pullman si ferma nell'unica strada che attraversa le montagne. Qui ci sono delle abitazioni normali (per normali si intende con mattoni e cemento). Proseguendo dritto verso la montagna, sulla destra si trovano dei sentieri che portano ai villaggi Ban Lac 1 e Ban Lac 2, abitati dalle minoranze etniche. Le case sono capanne o palafitte. Gli abitanti ti vengono incontro offrendoti vitto e alloggio per una notte. Si dorme per terra avvolti da grandi piumoni e nella maggioranza dei casi il bagno è in comune con altri viaggiatori. Per il mio soggiorno a Mai Chau ho scelto una soluzione più organizzata trovata su Booking: un piccolo complesso di capanne con bagno privato che si chiama “Mau Chau Farmstay” (414.000 dong = 16 euro, cena compresa). L'esperienza in questa struttura di legno e bambù è stata complessivamente positiva, però, con il senno di poi vi consiglio di trovare un altro posto dove dormire.
Vi descrivo cosa ho trovato: il “Mau Chau Farmstay” si trova un po' fuori il centro abitato dei villaggi, alla fine di una strada che guarda verso la montagna. Oltre al bagno privato, il vantaggio è il silenzio assoluto interrotto soltanto dai rumori della natura (pioggia, galli, anatre e altri animali). Sembra infatti di dormire all'aperto. Le altre capanne, invece, si trovano al centro del villaggio dove la sera c'è un minimo di movimento: bancarelle che vendono oggetti artigianali, bimbi che giocano, musica tradizionale o persone che fanno grigliate. Insomma, la vera vita di un villaggio. Il “Mau Chau Farmstay”, poi, appartiene alla stessa proprietà che possiede anche un albergo (una sorta di resort ecologico) e per questa ragione è gestito in maniera più imprenditoriale. Il ragazzo che ci ha accolto e che vive lì con la famiglia è un dipendente e non è neanche originario del posto. La cosa bella di stare a Mai Chau, invece, è proprio quella di vivere a contattato con la minoranza etnica dei Muong (l'altra etnica è quella dei Thai bianchi). Ed è soprattutto per questo motivo che vi consiglio di dormire in una delle loro case. Tra le altre cose positive, la farmstay mette a disposizione degli ospiti le biciclette e, compreso nel prezzo, ti offrono un tour guidato su due ruote in giro per la vallata. Purtroppo io non ho potuto usufruire di questo servizio perché il ragazzo-gestore che ce lo aveva proposto al momento della prenotazione, si è poi tirato indietro accampando scuse (cosa, ovviamente, che mi ha indispettito parecchio).
La vita nel villaggio scorre lentamente tra polli, galline e cagnolini. I bimbi giocano nei campi. Il tempo viene scandito dai ritmi di lavoro. Fino al tramonto si vedono donne che raccolgono e trasportano ceste piene di riso. Di sera le ragazze continuano a lavorare il cotone nei telai producendo meravigliosi tessuti per sciarpe, foulard, coperte o tovaglie. È bellissimo vederle all'opera. Per non appesantire il mio zaino da 7 chili, ho comprato molto poco. Ma se potessi tornare indietro nel tempo farei il pieno di queste stoffe artigianali uniche, senza dubbio uno dei migliori acquisti da fare in Vietnam.

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