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giovedì 7 gennaio 2016

Saigon batte Hanoi

Il fascino decadente di Hanoi? O la vecchia e tradizionale Saigon che corre veloce verso il futuro? Nel derby tra le due città vietnamite, la citta ribattezzata Ho Chi Minh batte la capitale. Senza dubbio. O almeno, senza alcun dubbio per me, che impaurita dai racconti degli amici su Saigon ho messo piede in una città che invece mi ha colpito dal primo all’ultimo istante. Mettiamo subito le cose in chiaro: entrambe le città meritano una visita e sono tappe obbligate del tour del Paese. Da sapere anche che, se a mio modesto parere Saigon (a me piace chiamarla così) batte Hanoi, allo stesso tempo paesi e villaggi del Vietnam battono le grandi città. La vera essenza di questo paese si gusta e si assapora nei piccoli centri dove la gente dà il meglio di sé e regala meravigliosi sorrisi. Ma dopo tanto girare su e giù per questa terra a forma di drago, un po’ di modernità non guasta. La prima impressione è spesso quella che influenza tutto il giudizio. E il mio impatto con Hanoi non è stato dei migliori. Scesa dal famoso bus urbano n. 17 a Long Bien (ne parlo in altri post) ho sbagliato strada e mi sono ritrovata dentro un mercato che stava sbaraccando. Il buio della sera e le facce poco raccomandabili non sono state un bel biglietto da visita. L’insistenza dei venditori (tassisti in primis) e la difficoltà a trovare un posto dove cenare di sera hanno fatto il resto. Saigon, invece, è più notturna e la gente si sofferma nei parchi fino a tardi per giocare a ShuttleCock o per chiacchierare seduta per terra (non curante dell’eventuale passaggio di topi). Da amante dei percorsi circolari in cui vale la regola di non tornare mai nello stesso posto, ho vissuto Hanoi come un’imposizione. Le strade passano tutte dalla Capitale e così sono stata costretta a pernottare più di una volta in questa città da cui partono i collegamenti con le altre località del Vietnam settentrionale (ho dunque fatto Hanoi-Halong Bay-Hanoi-Mai Chau-Hanoi).

Saigon e Hanoi hanno tante cose in comune: caos, motorini, gente di città, cibo di strada e sedioline sui marciapiedi e tanto altro. Ma l’atmosfera internazionale di Saigon mi ha conquistato. Qui troverete strade grandi e ariose (ariose anche di smog, è giusto dirlo), giardini e parchi pubblici. Grattacieli super moderni, palazzi popolari e case antiche con le tipiche persiane di legno color carta da zucchero. Street food locale e cucina internazionale.

Le persiane di Saigon


Birra Saigon














C’è una birra che si chiama Saigon (esistono 4 varianti: Red, Green, Special e 333) e anche le sigarette portano il nome della vecchia capitale dell’Indocina francese. La Francia, appunto. Perché l’influenza dei cugini d’Oltralpe si sente e si vede. Salta all’occhio la cattedrale gotica Notre Dame e, proprio accanto, l’ufficio postale centrale progettato da Gustave Eiffel, l’architetto incaricato di costruire la Torre Eiffel a Parigi. Ma l’atmosfera francese si respira anche nel Museo delle Belle arti, chicca imperdibile della città non soltanto per le opere esposte ma per l’edificio in sé. Commovente il Museo della Guerra (War Remnants Museum) che oltre a carrarmati, caccia e altri cimeli di battaglia, raccoglie le fotografie nude e crude scattate dai fotografi che accompagnavano i soldati americani. Le immagini sono agghiaccianti e raccontano i massacri subiti dalla popolazione vietnamita e i danni su volti e corpi di persone (molti dei quali bambini) provocati dall’Agente Arancio (Agent Orange), un erbicida utilizzato dall’esercito Usa per distruggere la folta vegetazione del Paese che ostruiva passaggio e visuale. Peccato che questo veleno fosse anche altamente cancerogeno tanto che ancora oggi si vedono persone deformate. Il Museo inoltre conserva una delle foto più celebri della Guerra del Vietnam (che qui giustamente chiamano Guerra americana), quella scattata da Nick Ut che ritrae una bambina nuda che insieme con altri scappa da un villaggio bombardato con il Naplam. La bambina si chiama Kim Phuc, oggi ha 43 anni e porta ancora i segni di quelle gravi ustioni che cerca di curare tutt’ora con le nuove tecnologie offerte dalla medicina moderna. Il museo è una tappa obbligata della visita a Saigon e richiede sangue freddo e un pacco di kleenex.

La foto che ha fatto il giro del mondo scattata da Nick Ut
Come in tutto il Vietnam, poi, impazza il mito di Ho Chi Minh. C’è una sua bella statua a pochi passi dal Bitexco Financial Tower. Il suo sguardo fiero è rivolto verso il futuro e non vede tutti i negozi lussuosi e catene internazionali che lo circondando, simboli di capitalismo e consumismo. Chissà che direbbe di questo il buon vecchio “Zio Ho”.
Statua di Ho Chi Minh a Saigon
Il corpo imbalsamato del leader Viet Minh, invece, è conservato nel Mausoleo di Hanoi (attenzione però che periodicamente viene trasferito in Russia per una “manutenzione”) dove c’è anche un museo a lui dedicato.
Mausoleo di Ho Chi Minh ad Hanoi
Questa è anche la zona delle Ambasciate e si respira un’aria un po’ più internazionale. Bella anche l’area vicina al famoso lago Hoan Kiem dove le strade sono divise per negozi: in una si vendono soltanto scarpe, in quella accanto soltanto pietre, in un’altra giocattoli e via dicendo. Gli acquisti fateli qui, specialmente per quanto riguarda giacche a vento The North Face o coloratissime sneakers. Tranquilli, Saigon se ne farà una ragione!

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