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mercoledì 23 marzo 2016

Viaggiare sicuri, riflessioni di una ex studente Erasmus sul Belgio


Nonostante siano passati più di tre mesi dalla mia partenza, penso ancora al Vietnam e mi chiedo se troverò una meta altrettanto tranquilla e sicura come questo paese. Avevo bisogno di questo viaggio come il pane per ricordare a me stessa che esiste la vita (tante vite) anche al di là della punta del mio naso. Sono partita con questo spirito, curiosa di scoprire modi di pensare e culture diverse dalla mia. Questo blog, nato per dare consigli a chi brancola nel buio prima di un viaggio fai-da-te, è una prosecuzione virtuale di questa mia esperienza che vorrei si ripetesse in altre parti del mondo. Ma dove?

Ieri è successa una cosa strana: nella giornata dell’attacco terroristico alla metro e all’aeroporto di Bruxelles, questo sito ha registrato una inaspettata impennata di visite provenienti dall’Europa e specialmente dall’Italia. Domanda: il mio blog si sta finalmente indicizzando sui motori di ricerca? Oppure è un piccolo, piccolissimo esempio del cosiddetto “effetto farfalla” per il quale il ‘battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo’? Forse quest’ultima interpretazione è un po’ azzardata. Di sicuro c’è che stamattina il Dipartimento di stato Usa ha emesso un ‘travel warning’ che sconsiglia agli americani di viaggiare in Europa. Con buona pace dei fatalisti (e con tanta ansia da parte degli allarmisti), il turismo nel Vecchio Continente subirà una flessione. Sono io la prima che già da un paio d’anni non mette piede in Europa (eccetto l’Italia naturalmente) e non soltanto per l’Isis. È un mito che crolla. Appartengo alla generazione Erasmus, quella che poco più che ventenne si è ritrovata catapultata in un altro paese a scoprire come vivono e studiano all’estero. In quell’anno ho imparato a sentirmi una siciliana d’Europa, orgogliosa di far parte di questo sistema. Indovinate dove sono stata per nove mesi? Nel piccolo Belgio, a Ghent, una deliziosa cittadina universitaria a circa un’ora di treno da Bruxelles. Inutile dire che è stata un’esperienza super, più formativa di qualsiasi manuale di diritto. Sono tante le immagini che mi tornano in mente. Ricordi bellissimi di gioventù, vita e amicizia. Ogni tanto mi chiedo se sia ancora lì il signore extracomunitario di un locale vicino alla nostra residenza che ogni settimana (anche più di una volta a settimana) ci preparava la pita, pane tipico del Medio Oriente imbottito con verdure e kebab. Costava poco e per noi era una tappa obbligata dopo una giornata di studio o dopo una serata di bagordi. Non ho mai parlato molto con questo signore, ma si era creato un tacito legame. Lui ci guardava con affetto e magari anche con un po’ di sana invidia: 4 ventenni fortunate con i soldi di papà, le sneaker firmate e tanti sogni convinte di poter realizzare dopo gli studi. Aveva una figlia di 7-8 anni, il viso magro e scuro. Passava dal locale con uno zaino più grande delle sue spalle per entrare dentro casa. Chissà se oggi è iscritta all’università come noi ‘ragazzi Erasmus’ di allora. Il piccolo Belgio è anche questo, nonostante oggi ci sia il coprifuoco e le teste di cuoio tra le rue della Capitale a caccia dei ‘foreign fighters’. Quando vivevo a Ghent, mi bastava prendere un treno per girare l’Europa. Francia, Olanda, Lussemburgo: da lì tutto è a portata di mano. E anche negli anni successivi ho continuato a essere innamorata del mio continente e a girarlo in lungo e in l’altro. Poi, l’amore si è affievolito. A un certo punto la moneta unica e l’Unione Europea, il suo parlamento con tutti gli eurodeputati (ma chi li conosce?) non mi sono più sembrati l’invenzione del secolo. L’economia ristagnante, la politica sugli immigrati, il caso Grecia e le affascinanti tesi del suo ex ministro economista Varoufakis spingono a farsi qualche domanda sul mondo dorato delle istituzioni europee. È un sistema che si sgretola.
Trascorrere una vacanza in una capitale europea non è più conveniente. Troppo allarmismo e troppa paura dello sconosciuto. L’atmosfera non è più quella di una volta, quella che piaceva a me. Anche per questo ho iniziato a guardare altre mete. L’Asia, anzi il Sud Est Asiatico e i paesi lì vicino, sono quelli che mi trasmettono più serenità. La Farnesina lo conferma. Guardo la mappa del mondo sul sito http://viaggiaresicuri.it e fa male vedere il punto esclamativo, simbolo di allarme, piazzato proprio nel cuore dell’Europa. In Belgio hanno elevato al livello 4 (il più alto nella scala) l’allerta terrorismo in tutto il paese. E le altre capitali europee non sono da meno. Ecco perché, a distanza di pochi mesi, guardo il Vietnam con nostalgia. Nella speranza di tornare a essere sicura e orgogliosa del mio continente.

1 commento:

  1. Per un intero anno universitario Ghent è stata casa nostra. Il Belgio il cuore da cui abbiamo viaggiato attraverso infinite arterie. Ramificazioni che ci hanno condotto verso città magiche, capitali di quella mamma Europa che ci accoglieva, ci abbracciava e ci faceva sentire protette. Giravamo senza paura, ci spostavamo di stazione in stazione ed una borsa abbandonata in strada era solo la dimenticanza di qualcuno. Le parole di questo articolo sono frecce che colpiscono al cuore, ma allo stesso tempo centrano il bersaglio dei pensieri che in questi giorni si affastellano nella testa di chi ama viaggiare. Di chi desidera fortemente che questa stagione di doloroso terrore abbia fine. Un forte abbraccio, compagna di tanti viaggi. Tora(KiKi)

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