Cosa fare e dove andare in questo pezzo di terra più vicino alla Cambogia che al Vietnam.
Il mercato notturno di Duong Duong, le coltivazioni di pepe e le foreste tra cascate e mangrovie.
E tanti cantieri per la costruzione di nuovi resort che stanno cambiando il volto di questa isola
Nella
vita è bello parlare chiaro: se andate sull'Isola di Phu Quoc
convinti di trovare mare caraibico, cambiate destinazione. In giro per il mondo c'è molto di meglio. Per completezza di informazione è giusto sapere che io
sono siciliana e ho la fortuna di fare il bagno in posti bellissimi.
Per questo quando sono in viaggio non cerco mai una vacanza di mare
ma sento la necessità di averlo vicino, anche solo per guardarlo
(“Il
mare non ha paese nemmeno lui ed è di tutti quelli che lo stanno ad
ascoltare di qua e di là dove nasce e muore il sole”: parole di
Giovanni Verga, siciliano anche lui). Ed è quello che ho fatto in
Vietnam: 21 giorni in viaggio, di cui 4 nell'Isola di Phu Quoc, tante
passeggiate in riva al mare e nessun bagno all'attivo. Neanche la
splendida distesa di sabbia bianca e gli alberi di cocco di Sao
Beach
mi hanno convinto (forse i venti non erano a favore), nonostante il paesaggio sia quello di una spiaggia
selvaggia dove da un momento all'altro potrebbe spuntare Robinson
Crusoe insieme con il suo amico Venerdì. Al di là del mare e dei
miei personalissimi gusti, Phu Quoc è comunque il posto ideale dove
rilassarsi per qualche giorno dopo un anno di lavoro o dopo le
fatiche di un viaggio zaino in spalla.
Sao Beach |
Andiamo
con ordine. Phu Quoc ha una superficie di oltre 500 chilometri
quadrati e si trova nel cuore del golfo della Thailandia e quasi più
vicina alla Cambogia che al Vietnam. I collegamenti sono agevoli. Si
può raggiungere via mare da Rach Già oppure con voli giornalieri da
Hanoi, Ho Chi Minh, Can Tho e altre città. La natura è
imponente: ci sono giungle, foreste di mangrovie e piccole cascate.
L'offerta turistica è ogni anno maggiore e per questa ragione di
recente è stato aperto un nuovo aeroporto super-moderno. Del vecchio
scalo aeroportuale è rimasta soltanto la pista che, pur non essendo
una strada aperta ufficialmente al traffico, viene presa dai
vietnamiti per passare da una parte all'altra dell'Isola. È
divertente percorrerla in motorino, cercando di scansare persone e
animali. Lo sviluppo turistico non si è ancora arrestato: la costa
di Long Beach
è già piena di alberghi e resort ma, a guardare gli investimenti in
corso, nei prossimi anni se ne conteranno molti di più stravolgendo
completamente la fisionomia di questo pezzo di terra in mezzo al
mare. Naturalmente, gironzolando, mi sono trovata nel bel mezzo di
uno dei tanti cantieri dove lavorano centinaia di vietnamiti. Qui,
attorno a gru e camion, ci sono veri e propri accampamenti di operai
che vivono in baracche con le proprie famiglie (in Sicilia si dice
“casa e putìa”) e con i servizi di base come bar, barbieri e
altro. Nel giro di poco, al loro posto, ci saranno nuovi resort con
piscine, centri benessere, campi da golf e suite pronte ad accogliere
ospiti danarosi, specialmente i russi che sembrano andare pazzi per
Phu Quoc. D'altronde qui si sta bene. Si mangia pesce a volontà, di
tutti i tipi e di tutte le specie. Crostacei e frutti di mare la
fanno da padrona, ma nelle bancherelle del mercato
notturno di Duong Duong
si potranno scegliere anche altri animali marini che si muovono nelle
vasche in attesa di essere cucinati o grigliati: rane, anguille,
serpenti e altri pesci strani o più comuni. Il mercato si snoda su
un'unica strada lunga: la prima parte è dedicata alla ristorazione
(ragazzi, ogni tanto si incontra un topo o uno scarafaggio, ma dopo
aver mangiato il mio stomaco non ha protestato!!); nella seconda ci
sono un po' di cineserie, vestitini, infradito di gomma (made in
Vietnam, naturalmente) e souvenir vari. I commercianti proveranno a
vendervi le perle di Phu Quoc, ma c'è da fare molta attenzione. Le
fabbriche
di perle,
infatti, sono un'invenzione degli ultimi anni per far spendere soldi
ai turisti. A quanto pare i neozelandesi hanno portato qui questo
business, ma in realtà le coltivazioni di ostriche non sono
autoctone. In poche parole, la visita a una “Pearl Farm” (ce ne
sono 2-3 sparse per l'Isola) non è altro che una passeggiata dentro
un negozio scintillante quanto Tiffany. Dentro le teche sono esposti
bracciali, anelli, collier e orecchini di perle per tutte le tasche:
da 20-30 euro fino migliaia di euro. I gioielli più economici
vengono dalla Cina. Non credo si facciano grandi affari, ma le perle
hanno sempre il loro fascino quindi ho dato volentieri un'occhiata.
Coltivazione di pepe |
Una
vera produzione di Phu Quoc, invece, è quella del pepe.
La pianta di pepe è simpaticissima da vedere: si tratta di un
rampicante con belle foglie verdi che cresce su un palo. Ci sono
tante coltivazioni in giro per l'isola e i proprietari sono
disponibili a far visitare i campi soprattutto se poi si acquisterà
un barattolo di pepe (rosso, nero o bianco). Un altro prodotto tipico
è la salsa
di pesce “Nuoc Mam”:
si tratta di un ingrediente essenziale della cucina vietnamita che dà
un ottimo sapore ai piatti. Tuttavia avvicinarsi a una fabbrica di
“Nuoc Mam” richiede una buona dose di coraggio: l'odore è
disgustoso, si sente a metri di distanza e per questa ragione mi sono
tenuta alla larga (e non sono l'unica a pensarla così). Non è
un'esagerazione. Basti pensare che è vietato portare questa salsa in
aereo perché se malauguratamente si dovesse rompere il contenitore,
sarebbe un grosso guaio per chi è a bordo.
Da
non perdere è la visita alla prigione di Phu Quoc chiamata anche
“Coconut
Prison”
dove francesi e americani rinchiudevano i vietnamiti della resistenza
sottoponendoli a torture brutali e selvaggi. Sembra un campo di
concentramento. Ci sono delle riproduzioni dei soldati e dei
prigionieri che mostrano le atrocità di questa guerra. Viene da
piangere.
Coconut Prison a Phu Quoc |
Tornando
alle frivolezze, vi consiglio di concedervi qualche giorno di relax
in un resort che qui hanno prezzi sicuramente più abbordabili
rispetto a quelli europei. Io sono stata al Famiana
Resort (guarda caso, la proprietà è russa) approfittando di una promozione trovata su Booking.com (circa 100
euro a notte). Siccome la vita da resort dopo mezzo pomeriggio mi
snerva, ho provato anche un 3 stelle nuovo di zecca, Praha
Hotel,
dove mi sono trovata molto bene (circa 30 euro a notte). Infine,
approfittate delle atmosfere esotiche del “Mango
Resort”
che ha una bella terrazza di legno proprio sul mare. Si trova nella
parte nord dell'isola e non è molto agevole arrivarci. L'orario
migliore è quello del tramonto che su questa isola è davvero
speciale.